Questi i settori rappresentati al CES 2018, tali da rappresentare il futuro della nostra quotidianità "indoor e outdoor". La sensazione è stata che le tecnologie "emergenti" sono oggi sostanzialmente disponibili, utilizzabili. La questione è: per quale uso diventeranno prevalenti, se non indispensabili? Ad esempio l'augmented reality e la virtual reality. Se prima la questione era con quali devices renderle disponibili, oggi visori e occhiali sono di ogni tipo e dimensione, ma ancora non si intuisce per quale funzione faranno la differenza. Studio Volpi ha per esempio trovato un impiego per la virtual reality che velocizza i processi di product design grazie alla prototipazione in VR. Forse la risposta non potrà venire da un'esposizione come il CES 2018, ma dovrà essere il risultato di ripetuti tentativi: ricerche di mercato, applicazioni sperimentali su media scala, investimenti commerciali, etc… la sensazione è comunque positiva. Aumenta la consapevolezza di quanto le tecnologie digitali possano essere esponenziali non solo nel loro continuo sviluppo, ma anche per la loro creatività implicita. Particolare rilievo ha avuto il settore automotive, con un'enfasi marcata sulla guida automatica applicata ai veicoli più diversi (le già note self driving car). Anche in questo caso la tecnologia è già disponibile, ma resta molto da fare in termini di progetti applicativi per la mobilità, in città dove dovranno convivere per lungo tempo tecnologie di età diverse, o più semplicemente auto con autista e auto senza. Una convivenza tutt'altro che scontata e che richiederà investimenti anche strutturali. Le Smart City rappresentano spesso progetti ideali per città nuove "costruibili dal prato" più che per la modifica di quelle esistenti. Un secondo aspetto della "geografia dell'innovazione" riguarda i paesi o continenti di provenienza dell'innovazione. Mai come oggi il riflesso è quello del nuovo ordine mondiale: Stati Uniti e Cina sono largamente dominanti, con Europa e Giappone quali comprimari e tutti gli altri marginali. Ora è vero che le nuove tecnologie abbassano le barriere d'ingresso e non si può escludere che qualche novità possa provenire da paesi inattesi, ma comunque lo sforzo commerciale dovrebbe essere tale da richiedere risorse in genere oggi non disponibili nella gran parte di paesi sudamericani o africani. Questi sono ancora destinati a un ruolo di potenziali consumatori. Le capacità d'investimento in R&D e prototipazione di USA e Cina sono oggi unici e inarrivabili per tutti gli altri. Diversa invece la geografia se volessimo leggerla dal punto di vista delle startup. Qui lo sforzo dell'Europa è stato notevole. I francesi super organizzati e sorretti dal proprio Stato erano rappresentati da più di 300 startup. Altrettanto significativi gli olandesi e non trascurabili gli italiani con una cinquantina di startup da diverse regioni italiane.Le startup possono rappresentare la seconda via dell'innovazione, rispetto alla R&D interna, e il maggior elemento di traino per ciò che viene definita come "Open Innovation". Infine una nota di colore che riguarda la città: non c'è location migliore di Las Vegas, luna park del divertimento e del consumo, per mettere in scena lo show della tecnologia. Non a caso c'è continuità tra hotel, ristoranti, sale gioco e saloni espositivi. Il deambulare da un ambiente all'altro è fonte di continuo stupore, in grado di attenuare la fatica di una fiera immensa, alimentando il desiderio di ritornare per la prossima edizione. Emilio Paccioretti Founder PSFactory